Gregarismo e migrazione delle cavallette
E' ben noto fin dalla più remota antichità che determinate specie di cavallette ad un certo momento formano sciami costituiti da un numero sterminato di individui che si spostano al suolo se si tratta di neanidi e ninfe, al volo se si tratta di adulti, compiendo, per effetto del loro numero e della loro voracità, distruzioni disastrose della vegetazione e provocando danni gravissimi alle colture. Il fenomeno biologico, proprio degli Acridoidei, è stato compreso in grandi linee nella sua genesi e nella sua estrinsecazione soltanto in questi ultimi quaranta anni, da quando cioè il noto acridiologo B. P. Uvarov enunciò la sua « teoria delle fasi », mostrando che gli individui delle specie migratrici in determinati periodi manifestano, fin dallo stadio di neanide, la tendenza ad aggregarsi in grandissimo numero e che il passaggio dalla fase solitaria a quella gregaria ha luogo con gradualità, accompagnata da apprezzabili mutamenti morfologici, cromatici, fisiologici ed etologici, che possono attuarsi anche attraverso più generazioni. Tali mutamenti in certe specie sono tanto significativi che prima della scoperta della esistenza di questo tipo di polimorfismo le due fasi estreme di ciascuna specie venivano considerate come due specie diverse, una migratrice e l'altra no.
I numerosi studi condotti a tale proposito hanno permesso di stabilire che molte specie di Ortotteri hanno la tendenza al gregarismo e che questo si manifesta con vari gradi di intensità, sfociando nella migrazione soltanto in un numero limitato di specie di Acridoidei: Locusta migratoria (Europa, Asia, Africa tropicale), Schistocerca gregaria (Africa, Asia occ), Schistocerca paranensis (America meridionale), Locusta pardalina (Africa meridionale), Nomadacris septemj'asciata (Africa centrale), Melanoplus mexicanus (America centrale).
In Italia esistono due specie di cavallette con elevato istinto gregario ma che non compiono che limitate migrazioni e soltanto al suolo, anche da adulte: esse sono il Calliptamus italicus ed il Dociostaurus maroccanus, alle quali si può aggiungere la Locusta migratoria che da noi non raggiunge mai completamente la fase gregaria. Ciononostante i danni che esse producono, specialmente nell'Italia meridionale, Sicilia e Sardegna, sono molto rilevanti.
Nessun commento:
Posta un commento